Giovani e relazioni familiari, rischi e risorse personali e comunitarie: il contributo della psicologia sociale e dei metodi qualitativi

2009 
Nel n. 2/2007 della rivista «Psicologia Sociale», rivolto al tema dell’adolescenza, Augusto Palmonari introduce il dibattito con una tesi che assumiamo a sfondo di questo contributo: “la psicologia sociale deve occuparsi seriamente di studiare i problemi adolescenziali e di partecipare alla progettazione di politiche sociali rivolte ai giovani” (p. 207). Rispetto a questo importante obiettivo, lo studioso ricorda un precedente lavoro, svolto nel 1990 con Amerio ed altri, nel quale si argomenta la rilevanza di sviluppare, nei diversi territori e per tutti i gruppi di adolescenti e giovani, “una politica sociale di ascolto e dialogo ad essi rivolta”. E questa la premessa di significato della ricerca che presentiamo, nata dal confronto riflessivo sviluppatosi all’interno di un gruppo di lavoro multidisciplinare facente capo all’ Osservatorio del Dipartimento delle Dipendenze della Provincia di Sondrio. Fra gli elementi caratterizzanti il progetto, evidenziamo l’esigenza di conoscere piu approfonditamente i modelli di funzionamento relazionale dei giovani e la loro connessione con i comportamenti a rischio, nello specifico territorio oggetto dell’indagine, in accordo con i piu recenti risultati scientifici che tendono ad accentuare l’importanza della rete di relazioni significative con il sistema degli adulti e delle istituzioni, intesi come fattori protettivi dai rischi di caduta sociale e di percorsi vulnerabili ma anche come fattori promozionali in situazioni caratterizzate da scarsita di risorse (Caso, De Gregorio, De Leo 2003). La cornice concettuale e quella che riconduce la prevenzione dei rischi di disagio e di devianza alle modalita di funzionamento dei sistemi di mediazione autoregolativa (De Leo 2003). Per “mediazione autoregolativa” intendiamo il modo in cui le condizioni (psicologiche, sociali, ambientali, familiari) di vita della persona vengono percepite e utilizzate dalla persona stessa e dai suoi principali contesti di appartenenza e di interazione; gli strumenti che persone e contesti hanno a disposizione per affrontare e direzionare, in senso attivo, quelle condizioni quali possibili fonti di rischio (De Leo, Patrizi 2002).
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