A proposito del processo di integrazione nel lavoro clinico: esiste davvero l’Effetto Martini?

2017 
La metafora dell’integrazione e inestricabilmente collegata al lavoro psichiatrico. Da un lato cio e dovuto alla natura biopsicosociale delle principali ipotesi eziopatogenetiche delle malattie mentali. Dall’altro al fatto che il modello del lavoro psichiatrico nei servizi pubblici italiani e basato sul gruppo di lavoro multi-professionale e sulla stretta integrazione dell’apporto di ciascun operatore con gli altri. Viene definita la natura processuale del termine integrazione a questi due livelli, nei suoi significati di stretta interdipendenza collaborativa e di aggiunta di qualcosa che risulta mancante. Quando le cose funzionano, il risultato e superiore alla somma aritmetica dei suoi componenti, cosi come diverso e migliore e il gusto del cocktail Martini, rispetto al gin e al vermouth bevuti separatamente. Il lavoro psichiatrico mette continuamente alla prova la tenuta psicologica-emotiva del gruppo di lavoro la cui resilienza e costituita dalla capacita di gestire di volta in volta i problemi, piuttosto che dall’assenza di conflittualita. Viene descritto un terzo possibile significato del termine integrazione nel passaggio dal piano delle teorie cliniche generali circa un disturbo e la sua cura, a quello della sua praticabilita terapeutica a livello dei Servizi. In questa accezione viene sottolineato il faticoso metabolismo mentale delle basi teoriche che consente di fare proprie le teorie e di personalizzarle nell’incontro col paziente. Vengono descritti infine alcuni aspetti problematici dell’integrazione nel trattamento dei pazienti con Disturbo Borderline di Personalita.
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