L’appropriatezza del taglio cesareo nelle regioni italiane: analisi con la classificazione di Robson

2014 
In Italia il tasso di taglio cesareo (TC) e cresciuto in modo allarmante negli ultimi 30 anni passando dall’11% nel 1980 (Istat, 1980) ad oltre il 36,5% nel 2012 (Ministero della Salute, 2013). Il fenomeno e caratterizzato da una forte variabilita territoriale: le regioni del Nord con tassi generalmente piu bassi, e quelle del Sud con tassi elevati. La variabilita territoriale si manifesta anche per tipologia di struttura, con tassi di TC piu elevati nei punti nascita privati e in quelli di piccole dimensioni (Ministero della Salute, 2013a). L’aumento del ricorso al TC non e un fenomeno solo italiano: i parti avvenuti con cesareo sono cresciuti drammaticamente non solo in molti paesi a sviluppo avanzato, ma anche in diversi paesi dell’America Latina e dell’Asia (Betran et al, 2007). Questo e avvenuto nonostante gia dal 1985 il WHO raccomandi che il ricorso al TC in ogni paese non dovrebbe superare il 10-15% dei parti (WHO, 1985). In mancanza di prove scientifiche che associno il maggior ricorso al TC ad una diversa distribuzione dei fattori di rischio della popolazione ostetrica o ad un miglioramento degli outcome perinatali, queste forti differenze sono un indizio di pratiche cliniche e assistenziali non appropriate (Villar et al, 2006). Dalla letteratura internazionale emerge infatti che la forte crescita che si e osservata in molti paesi e spiegabile solo in piccola parte con indicazioni mediche, mentre un ruolo importante giocano pratiche sanitarie, la preferenza del medico, la richiesta materna (Lavender et al, 2006). In Italia solo dalla fine degli anni ’90 e iniziato un intervento istituzionale per arginare e regolare il fenomeno 1 , intervento che ad oggi ha avuto scarsa efficacia (Istituto Superiore di Sanita, 2012). La frequenza dei TC puo essere descritta in maniera clinicamente rilevante, standard, analitica e riproducibile nel tempo e nello spazio utilizzando la classificazione di Robson (Robson, 2001). Mediante questo strumento le donne sono classificate in 10 gruppi sulla base di quattro concetti ostetrici e dei relativi
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