Applicazione della constraint-induced movement therapy modified nei paradismorfismi del rachide in età evolutiva

2008 
La Constraint-Induced Movement Therapy (Terapia del Movimento Vincolo-Indotta) e una metodica innovativa di riabilitazione che, negli ultimi quindici anni, ha accumulato un largo corpo di evidenze di efficacia sulla rieducazione del braccio paretico nei pazienti con ictus. . Secondo la teoria del “learned non use” ripetuti insuccessi nel tentativo di muovere l’arto superiore emiparetico nella fase acuta e subacuta dopo lo stroke1, possono indurre il paziente a sopprimerne l’utilizzo (Taub et al.,1993). Sebbene tuttavia il recupero motorio continui, a seguito di un processo spontaneo e della riabilitazione, l’utilizzo effettivo dell’arto nelle attivita di vita quotidiana spesso e inferiore alle potenzialita2. Per contrastare il learned non use, sin dai primi anni ottanta sono state applicate a pazienti con esiti di stroke tecniche, utilizzate nell’animale negli anni ’60, per costringere il paziente ad utilizzare l’arto paretico, immobilizzando l’arto sano ed effettuando un’intensa riabilitazione mirata all’arto emiparetico: nasce cosi la constraint-induced movement therapy o CIMT (Taub et al., 1993). Sono stati pubblicati i primi studi, condotti su un limitato numero di pazienti, che documentano alcuni cambiamenti indotti a livello corticale dalla CIMT: mediante l’utilizzo della PET si e visto che questi pazienti hanno una maggior specificita nell’attivazione delle aree corticali dell’emisfero lesionato (Wittenberg et al., 2003). Mediante risonanza magnetica funzionale (fRMN) si e visto un aumento di attivita dell’emisfero non lesionato, quindi una riduzione dell’indice di lateralita (LI) che esprime il rapporto tra attivita della corteccia motoria lesionata e attivita in quella controlaterale fondata dal prof Edward Taub e una proposta di tecniche basate sull’esercizio ripetitivo (constraint-induced therapy)4. L’osservazione di base e che nel modello del primate la deafferenzazione induce una perdita di motilita, e che mediante restrizione della motilita dell’arto intatto e possibile far regredire questo “non uso appreso”5. Cio ha indotto a proporre tecniche di riabilitazione basate sul blocco dell’arto sano e sull’esercizio intensivo dell’arto “dimenticato”, con risultati che sembrano promettenti6. L’effetto sembra essere mediato da una riorganizzazione corticale. Il nostro studio nasce dall’osservazione delle differenti caratteristiche assiali e posturali di pazienti con para e dimorfismi del rachide in eta evolutiva in base al diverso utilizzo dell’arto dominante, seppur in un ambito diverso da quello neurologico, ricordando che gia in letteratura (Kendall “I muscoli-funzioni e test con postura e dolore.V ediz.) vengono descritti Tipici schemi posturali associati all’handedness ( “ Uso prevalente di una mano”). Nel soggetto destrimano si osserva generalmente la spalla destra piu bassa della sinistra, il bacino deviato di poco verso destra e l’anca destra appare legger1Rehabilitation Medicine Tor Vergata University of Roma; 2Rehabilitation Medicine University of Catania; 3Motor Science Tor Vergata University of Rome
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